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rendere ragione di quanto altri ebbero pensato e scoperto. Singolare onoranza è dovuta al nostro concittadino per aver egli compreso quanto salutare dovesse riuscire all’umanità la riforma delle scienze, ed averne per primo indotti i principi là dov’esse si riferiscono al giure criminale. A ragione pertanto l’età moderna lo saluta fondatore della scienza del Diritto Penale, ed è il suo libro, come si esprime Emiliani Giudici, un vero ed insigne trionfo per la sapienza italiana1. Pochi scrittori infatti gli stanno al paro per acume di mente e di dialettica. Brevi pagine fanno il suo libro, ma ad ogni rigo rinvenite una grande verità. L’orizzonte che egli si distese innanzi al pensiero è vasto tanto che a chi lo contempla con occhio meno acuto, ad ogni istante si abbuja: egli vi si allargò con piena sicurezza e tutto lo seppe comprendere. Le analisi, non mai minute nella forma, sono sempre profonde. Desta singolar meraviglia il vedere come in sì giovine età egli avesse saputo scrutare tanto sottilmente tutti i motivi onde l’uomo è spinto al delitto e fa loro forza sull’animo, e come del pari sapesse loro commisurare, il rigore delle leggi, perché riuscissero non dubbio ritegno al mal fare. Ammirazione per avventura non minore cagiona in chi legge l’osservare, come egli con savio consiglio si togliesse dal considerare il Diritto Penale come una necessaria violenza e primo insegnasse essere all’incontro

  1. Stor. della Letter. Ital. Lez. XIX.