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lire che ella economizzando aveva messe da parte, cercò una occupazione. Sapeva dipingere i fiori ed ebbe lavoro da una fabbrica di terraglie. Ma una bella donna come Maria, che per qualche tempo tutti avevano veduta alle prime rappresentazioni ai teatri, alle inaugurazioni e a ogni festa ove il giornalismo è invitato, non sparisce senza che qualcuno non s’informi di lei, non sparisce senza essere rimpianta. Molti amici del marito la cercarono, seppero dove stava, che vita sacrificata ella faceva e vollero aiutarla e consolarla, ma ella onesta com’era, respinse sdegnosamente tutte le offerte, cercò di sottrarsi a ogni persecuzione e lavorò sperando in giorni migliori.
Ubaldo, dopo aver passato alcuni mesi molto travagliati in Isvizzera, ottenne da certi parenti ricchi, che aveva a Livorno, i mezzi per andare a Parigi sperando di divenire colà il corrispondente di qualche giornale italiano, e dopo lungo attendere vi riuscì mercè la sua pertinacia. Ma appena ottenuta quella occupazione egli si lasciò trascinare a far vita dispendiosa, giocò, si indebitò di nuovo fino agli occhi e dovette lasciare Parigi, come aveva lasciato Milano, e venne diritto a Roma, dove capita tutta la gente