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valore, ma le stoffe antiche un po’ sbrandellate coprivano i muri, le porcellane di Venezia erano posate sui mobili tarlati; e sui divani erano gettati dei tappeti turchi molto vecchi.
Tutte quelle tinte miti si fondevano in un tutto armonioso, che accarezzava dolcemente l’occhio e faceva da cornice a una stupenda figura di giovinetta che, seduta davanti all’artista, sopra un ripiano di legno, servivagli di modella per una Desdemona.
Ella arrossì lievemente vedendo entrare un estraneo e sollevò il capo dai guanciali che le facevano da sostegno.
— Il signor Caruso, redattore del Tempo, — disse il vecchio stringendo la mano con effusione al giornalista. — Mia figlia minore, la mia Maria.
Ubaldo gettò uno sguardo sul quadro, che rappresentava Desdemona in atto di ascoltare il racconto delle battaglie di Otello, lo lodò immensamente e disse che se quel quadro era riuscito così, era merito non solo dell’autore di esso, ma anche della bellezza della signorina.
Il vecchio artista, lieto di quelle lodi prodigate all’opera sua e alla figlia prediletta, non permetteva più che l’Ubaldo se ne andasse.
Con quella parlantina tutta propria dei ve-