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Nata a Venezia nella povera casa di un pittore, che aveva l’ingegno superiore alla capacità, nata in mezzo a una quantità di fratelli e sorelle, ella si era assuefatta fino dall’infanzia a non temere le privazioni e i disagi, a ritenerli quasi compagni costanti della vita di un artista. Nella povera casa l’allegria e la serenità erano le sole cose che non facessero difetto, e il padre sapeva tener viva nella famiglia la fede in sè, la fede che un giorno o l’altro il suo ingegno avrebbe trionfato, che un giorno o l’altro sarebbe venuto un inglese, un russo o un principe tedesco, e avrebbe pagato a peso d’oro i quadretti che ora vendeva quasi per nulla ai mercanti di oggetti d’arte. Questa speranza e un culto per l’arte in tutte le sue manifestazioni, salvavano i figli dall’abbattimento e mantenevano il loro pensiero in una sfera che non era volgare. Benchè poco còlti, essi avevano un gusto naturale per tutto ciò che era bello; la vista di un bel quadro, l’udizione di un’opera, una visita in una chiesa o in un palazzo sollevavano l’anima loro come una consolazione che a tutti non è dato provare. In mezzo a quella bella e lieta famiglia, Maria rifulgeva come una statua greca del secolo di Pericle in mezzo a un gruppo di statue moderne, e