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suo fare svogliato, e fatto un nuovo saluto e lasciando il principe nella incertezza sull’ora, uscì.
— Chi è quell’individuo? — domandò la duchessa a don Pio.
— Non lo so, — rispose egli con fare noiato, — nè mi curo di saperlo. È un individuo che mi aiuta a farmi eleggere deputato.
— Tu devi avere un giornale, — disse la duchessa, — e con quel mezzo potrai fare a meno di chiedere aiuto ad alcuno.
— Ma il giornale non lo posso scrivere io e non si fa da solo. Ci vogliono dei giornalisti, e quell’individuo, che è uscito ora, è appunto tale.
— Come mi è antipatico! — disse la madre.
— Anche a me moltissimo, — rispose il principe, — ma quando si ha bisogno della gente non si va a guardare se vi è simpatica o no; si accetta quale è, e si adopra finchè ci serve; poi si getta via come uno straccio vecchio.
— Che cinismo! — esclamò la duchessa, guardando fissamente il figlio negli occhi.
— Vorreste che io mi cucissi a fianco quell’uomo per la vita?
— No, vorrei che tu sapessi farne a meno ora per non doverlo un giorno rinnegare.