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Per altro, in presenza di don Pio cambiò subito atteggiamento, e seppe incurvare la schiena, seppe farsi umile.

— Scuserà se mi sono fatto attendere, ma affari urgenti da sbrigare mi hanno tenuto occupato sin ora: quando siamo nel giornalismo c’è sempre un ministro o un segretario generale, che hanno bisogno di vederci e ci tempestano di lettere e di ambasciate, — e così svogliatamente cavò di tasca due lettere con il bollo del Ministero degli Esteri e di quello dell’Interno. Però si guardò bene dal leggerne il contenuto al principe. Erano lettere vecchie di due impiegati subalterni, ai quali in altri tempi si era rivolto per domandare notizie.

— Capisco, — disse il principe, — e mi duole di averlo disturbato, ma se non lo avessi fatto col mio biglietto di ieri sera, avrei dovuto farlo stamani. Ha veduto gli attacchi del Fieramosca?

— Sì, — rispose il Caruso, — ma lei deve rallegrarsene. Se il suo nome non intimorisse gli avversari, se non credessero la sua una candidatura seria, non la combatterebbero. La lotta è vita per gli uomini che vogliono conquistare un posto nella politica; senza lotta nessuno si è mai fatto strada.