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perchè sono consigliere della Banca Romana; tutto interesse, nient’altro che interesse! — continuava a dire sorridendo amaramente. — Se non fosse così, tutti mi lapiderebbero, tutti. Ma sarò eletto? — domandò dopo una breve pausa a Fabio, che, ritto dinanzi a una mensola, osservava i ninnoli che vi erano posati sopra.

— Lo spero, — rispose Fabio.

— Ma nulla di positivo mi può dire?

— Io ho ragione di sperarlo, — disse Fabio sorridendo. — Io ho preparato il terreno, a lei sta il lavorarlo.

Il principe fece una mossa d’impazienza; egli era assuefatto dalla madre e da quanti lo circondavano a non conoscere l’impossibile, a credere che con i denari e con un grande nome si giunga a tutto, e il linguaggio che tenevagli Fabio non era fatto per il suo orecchio. Per altro, piegato fino dall’infanzia a non mostrare quello che provava, sorrideva al Rosati e gli diceva di spender pure, di non lesinare sulla pubblicità, di promettere mari e monti, pur di ottener voti; ma mentre parlava, involontariamente lo spingeva verso la porta, come se volesse liberarsi di lui. Fabio, a un certo punto, si accorse del desiderio del principe e si con-