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don Pio, cercando in altri giornali se si parlava della sua candidatura.

Fabio non aveva parole; a momenti pensava che Caruso si fosse vantato affermando la paternità di quella idea; ma poi, ripensando a tanti particolari della sera prima, il dubbio svanivagli dalla mente e vi penetrava la sconfortante supposizione che il principe mentisse, mentisse anche davanti a lui, e questa supposizione gli agghiacciava il sangue nelle vene.

Quella benevolenza dimostratagli da don Pio in tante occasioni lo aveva legato a lui con vincoli saldissimi, gli aveva fatto nascere nell’animo una specie di culto per quel patrizio così diverso dagli altri nel modo di trattarlo, e ora che lo vedeva precipitare dall’altare su cui avevalo posto, provava un vero dolore. La serenità non svaniva dal volto di Fabio, ma le sue labbra carnose, non ombreggiate dai baffi, si scoloravano a vista d’occhio.

Don Pio continuava a guardare i giornali e a fare brevi e dispettose osservazioni.

— Questo giornale sostiene la mia candidatura perchè sono caratista; questo perchè il direttore mi deve cinquemila lire; quest’altro