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del dispetto che provava in quel momento il Rosati per l’intruso, era la premura per il principe della Marsiliana e il desiderio di vederlo eletto; per questo, invece di allontanarsi senza parlare al Caruso, si chinò all’orecchio di lui e gli disse:

— Hai pensato a comunicare il risultato della cena di stasera ai giornali della mattina e all’Associazione costituzionale-progressista?

— No, — rispose l’altro alzando lentamente gli occhi e rimettendosi le lenti sul naso. — Credevo che questo fosse affar tuo; capirai bene, io non sono nulla, non ho nessuna veste....

— Mi pareva che tu avessi dimostrato tanta devozione alla causa del principe.

— Non mi pare, — rispose Caruso accendendo il sigaro dopo averlo considerato da ogni parte, — ma se tu lo dici, sarà. Credevo di nuocere solamente al De Petriis che mi è più antipatico come impiastricciatore di cocci, che come clericale, e pare che io abbia giovato al principe della Marsiliana. Assicurati per altro che quel tuo principe non m’ispira nessun entusiasmo, perchè lo credo una vera nullità.

Queste parole sprezzanti e il tono con cui erano pronunziate, offesero profondamente