Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 33 — |
personale, si diede a percorrere lentamente il Corso, deserto in quell’ora tarda. Egli aveva sognato di adoprarsi tanto e poi tanto per la elezione del principe di Marsiliana da meritare la gratitudine di lui, da diventare per l’avvenire l’ad latus del principe, la persona indispensabile, e quando si vedeva dischiusa già la casa Urbani, ecco che un altro, un intruso, entrava con un salto nella posizione da lui faticosamente conquistata, e la faceva sua.
II.
Fabio Rosati era un giovane intelligente, il quale sentiva che il bagaglio di cognizioni di cui si era munito negli anni in cui un uomo deve prepararsi alla vita, era troppo leggiero, troppo meschino per permettergli di andar oltre nel mondo. Dotato, come quasi tutti i romani, di quella preziosa qualità che si chiama il senso pratico, egli sperava di farsi strada lo stesso mercè la protezione, l’aiuto di persone altolocate, e, non sentendosi forza sufficiente per vivere di vita propria, voleva porsi nell’orbita di qualche pianeta per fare in quella la parte di satellite.