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lo pagava. Ma tutte queste rivelazioni, che salivano a Fabio dal cuore alla bocca, egli non aveva coraggio di farle a una persona che incutevagli tanto rispetto quanto il principe della Marsiliana. Fabio Rosati era troppo romanamente educato per trovare in sè tanta audacia, poichè quelle rivelazioni naturalmente contenevano un biasimo per don Pio, il quale, invece di rinnegare qualsiasi connivenza col Caruso, aveva permesso che mentisse sfacciatamente.
Don Pio pure, nonostante l’impassibilità della fisonomia, si sentiva a disagio rispetto al Rosati, e dispiacevagli di aver perduta la sua stima in un momento in cui aveva bisogno della fede illimitata del giovane per riuscire nell’intento. Per non abbordare l’argomento spiacevole, don Pio non disse parola durante il tragitto, e soltanto giungendo al palazzo invitò a mezza bocca il Rosati a salire.
— Grazie, è tardi e ho da fare, — rispose l’altro, che in condizioni diverse sarebbe stato lietissimo di quell’invito.
Essi si separarono freddamente, e Fabio, triste come chi non ha veri ideali e vede crollare la fede che ha riposta in un individuo, più per la sua posizione che per il valore