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del Rosati, il quale con la testa dava lievi segni di approvazione e ammirava la furberia e la sfacciataggine di Caruso.

“Io, che seguii quel lavorìo paziente ed accurato, degno di una mente vasta e educata a tutte le più nobili discipline dell’economia moderna, io che ebbi l’onore di essere il confidente del principe durante lo svolgimento della nobile idea, io posso esporvi il vasto piano concepito da don Pio Urbani. Egli vorrebbe vedere Roma circondata da una cintura di ferrovia che avesse la stazione principale qui nel Trastevere, quella di smistamento a San Giovanni e quella di piccola velocità ai Prati di Castello. Inutile dirvi che l’attuazione di questo disegno farebbe salire enormemente il prezzo dei terreni nelle tre località indicate e darebbe un grande sviluppo alle costruzioni, portando qui, dove specialmente siamo, molta gente, molte forze e molto denaro.„

Don Pio, benchè assuefatto a non meravigliarsi di nulla, era assolutamente annichilito da tanta sfacciataggine, e continuava a tenere gli occhi nel piatto. Da principio, udendo Caruso, aveva provato la voglia di fare una risatina sarcastica, ora s’era fatto serio perchè capiva che quell’uomo s’imponeva a lui