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glier di mezzo le cambiali, vender i terreni anche con molto scapito a liberarlo di quelle case nuove, grandi, che in mano di lui non rendevano nulla.

Nel caffè della stazione di Pisa, Maria e il principe s’incontrarono un momento per caso, ed ella stentò a riconoscerlo quando se lo vide davanti così cambiato e così vecchio.

— Mi perdona? — le domandò egli con voce quasi spenta. — Sono un povero malato di corpo e di spirito, che imploro da lei una dolce parola.

Maria gli stese la mano ed egli se la portò con riverenza alle labbra.

— Sono tanto consolato, — egli disse ritenendole la mano fra le sue. — Perchè non ho avuto una dolce compagna come lei nella vita? E dei bambini, dei bei bambini, — aggiunse accarezzando il figlio della signora Caruso.

Così il principe della Marsiliana intraprese il breve esilio e Maria tornò a Roma.

Alla stazione attendevala tutta la redazione della Stampa, come un tempo andava a attendere don Pio reduce dai suoi viaggi.

Ubaldo, molto abilmente aveva fatto accettare dalla redazione quel cambiamento di proprietario. L’osso duro era stato il Rosati,