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vasi fredda e pareva ubbidire a un dovere, invece che cedere a uno slancio del cuore.

Il principe, come tutti quelli che sono incapaci di prendere una risoluzione, ma una volta presala, per iniziativa altrui, vogliono attuarla per sentirsi legati e evitare il pericolo di cedere alla propria inerzia, provò l’impazienza di compire subito almeno una delle promesse stese in carta un momento prima. Infatti fece chiamare Ubaldo e senza tanti preamboli gli domandò:

— Lo vuole il giornale!

— Ma che cosa intende dire?

— Intendo proporle di prendersi la proprietà della Stampa, purchè trasporti subito gli uffici in altro locale, — disse il principe.

Il Caruso riflettè un momento lisciandosi la barba e poi rispose:

— È un giornale che costa molto, molto, e non so se da solo io possa arrischiarmi a fargli le spese, specialmente dovendo trovare un altro locale e adattarlo a uso di tipografia e di amministrazione. Se invece mi lasciasse la casa, potrei trovare chi mi prestasse qualche capitale per pagarlo, e agevolandomi lei sul prezzo, forse ci si potrebbe accomodare.

Egli mercanteggiava sapendo in quali ac-