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sultava e sentiva stringersi il cuore da una mano gelata, quasi le vanghe di cui erano armati i lavoranti venissero percosse contro l’uscio di camera sua.

Madre e figlio passarono un’ora tremenda, una di quelle ore cui si ripensa con orrore nei momenti di pace serena, e delle quali il ricordo solo basta a ridestare le angosciose sensazioni; e in quell’ora essi non scambiarono una parola, non fecero un movimento; pareva che si raccogliessero penetrati della tetra solennità della imminente sventura.

— Pio, — disse la duchessa dopo quel lungo silenzio, — non hai nessuna idea, nessuna speranza?

— Nessuna.

— Almeno avverti il questore che ti protegga contro questa gente, che viene dalla Marsiliana a minacciarti!

Don Pio prese macchinalmente la carta e vi tracciò sopra alcune righe, ma prima di terminare la lettera stracciò il foglio in due parti, poi in quattro e in otto e posò i pezzettini dinanzi a sè, formandone un mucchio.

— No, la confessione che dovrei fare è troppo umiliante! È troppo duro il dire che io, don Pio della Marsiliana, non ho da sfamare gli operai che impiego, e che ho paura