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— E se ti chiedessi un favore?

Don Tommasino arricciò il naso ponendo in mostra i denti bianchissimi.

Era quella la sua smorfia abituale, che non voleva significar nulla e che lo faceva somigliare a un leone istupidito e immelensito dal freddo, al quale rimangono le zanne in bocca per solo ornamento.

— Sai che favori non ne ho mai fatti a nessuno.

Ti do in cambio della somma che m’impresti, La Stampa, — aggiunse don Pio sempre a denti stretti.

— E che me ne faccio di un giornale? Non ho voglia di rovinarmi.

— Ti do la galleria.

— La galleria non rappresenta nulla dal momento che il Governo impedisce che si vendano gli oggetti d’arte.

— E allora rifiuti? — domandò don Pio

— Si capisce che rifiuto.

Quella risposta rese muto il principe e tolse alla duchessa Teresa tutta la bella energia senile, che a momenti le dava un aspetto di gioventù.

La povera signora vedeva distrutta tutta l’opera paziente di ricostituzione del patri-