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invecedi spronarlo a rimediare allo sfacelo del suo patrimonio, avesse invocato quel nome, avesse detto a don Pio: “Va’, parti, cerca la donna che ami perdutamente„, egli avrebbe capito, sarebbe partito e avrebbe trovato Maria; ma costringere la sua mente a pensare, il suo cervello a cercare il mezzo per uscire da quel labirinto intricatissimo di affari in cui era entrato sventatamente, come un bambino, senza riflettere alla possibilità di un giorno di sventura, era cosa che don Pio non poteva fare. Per mostrarsi compiacente verso la duchessa, don Pio scrisse peraltro a don Tommasino Lavriani, suo amico d’infanzia, pregandolo a prestargli mezzo milione.

Don Tommasino, conosciuto nel patriziato per la sordida avarizia, era uomo che scriveva malvolentieri, e gli affari preferiva sbrigarli a voce, poichè il dir di no non gli costava nulla. Egli andò da sè a portar la risposta.

— Volentieri, Pio, ma sai, ho figli e mezzo milione è una somma; che ipoteca mi dai?

— Nessuna; tutto è ipotecato più volte.

— E allora, abbi pazienza; questo non è un affare, è un favore.

Don Pio lo guardò meravigliato, sgranando gli occhi, e si disse a denti stretti: