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per guardare una grande fotografia di Maria che era appesa sopra la scrivania, e la fissava desolato pensando alle speranze che aveva fondate sul viaggio a Venezia, sulla gita a Rovigno, distrutte tutte dalla gelosia di donna Camilla.
— Che maledizione, che seccatura è mai quella donna! — pensava fra sè atteggiando le labbra a un sorriso amaro.
Nell’udire dei passi nella stanza vicina gettò gli occhi su un giornale, che era spiegato sulla scrivania, e finse di leggere.
Il Rosati e Ubaldo, avendo saputo che il principe era in redazione, erano venuti a cercarlo per parlargli dell’onorevole Carrani.
— Creda, — diceva l’Ubaldo, — l’onorevole Carrani trascina il giornale sopra una via pericolosa, gli fa sposare troppo apertamente i suoi risentimenti personali, lo rende antipatico ai lettori; non può non essersene accorto anche lei.
Il principe fece col capo un lieve cenno che poteva significare tanto sì quanto no.
— Fabio ed io che leggiamo i giornali, che vediamo molta gente, ce ne siamo accorti da un pezzo. Piovono alla direzione le lettere degli assidui, che si lagnano dello sfogo delle ire di quell’uomo fegatoso. Non potrebbe, lei,