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nati canuti, e la barba grigia, pareva un vecchio profeta in un accesso di religioso furore.
— E l’opera della Stampa sostenuta, pagata da te, quale è stata mai?
— Quella di fare di Roma, dell’Italia un paese vile, basso, senza ideali, senza fede nei beni morali; un paese che non ha forza di tollerare i rovesci, che si sgomenta della sventura; un paese che trema all’annunzio del colera, che non ha lagrime bastanti per piangere un soldato morto pugnando; un paese dove l’opera è nulla, dove la ricompensa è tutto; un paese dove l’onore, il dovere, il sacrifizio sono lettera morta, un paese che meriterebbe di esser coperto dal diluvio!
— Purchè Iddio ti affidasse la costruzione dell’arca! — osservò ironicamente la principessa.
— No, io preferirei perire insieme con gli altri, se nell’arca dovessi aver te, sempre te per compagna.
— Mi odii dunque molto?
— No; sono un vile e non so odiare; ci vuole ben altra fibra della mia per nutrire un sentimento potente come quello; ma non ti posso soffrire, — e la guardò, accompagnando con un riso cinico quelle parole.