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nell’aprir gli occhi, con la mente ancora volta a Maria, che aveva sognata tutta la notte, fece un balzo sul letto e fra il sogno pronunziò con amore il dolce nome, che le labbra anelanti invocavano di continuo: Maria!
— T’inganni, Pio; sono io, Camilla, — disse la principessa in tono aspro e nasale fissando il ritratto sul quale la luce oscillante delle candele passava rapida come un’ardente e furtiva carezza.
— Perchè sei venuta? — gli domandò il principe meravigliato e turbato nel vederla.
— Perchè l’istinto mi diceva che il mio posto era qui accanto a te.
E accennando il ritratto aggiunse:
— Vedi che non avevo torto.
— Tu sei il mio tormento, — le disse don Pio mestamente, scrollando il capo, per significare che tutto era perduto, che l’arrivo della principessa distruggeva la sua unica speranza.
— Io sono tua moglie, non voglio nè posso permettere che tu commetta pazzie.
— Non fare scene, non fare scandali, non renderti ridicola, se no... — disse don Pio in tono di minaccia.
— Che cosa mi faresti? — domandò la prin-