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suocera e partì accompagnata dalla cameriera soltanto, ma invece di prendere il biglietto per la piccola stazione a breve distanza da Roma, lo prese addirittura per Venezia. Era sicura che l’istinto non la ingannava, che don Pio era là, e il pensiero di amareggiarlo, d’impedirgli di esser felice, di tormentarlo con la sua presenza, le dava una soddisfazione intima e le impediva di sentire la noia e il disagio del lungo viaggio. In tutte quelle ore non mangiò nulla, non bevve un sorso d’acqua, non chiuse mai gli occhi e non guardò i paesi che traversava. Ella non voleva disturbi; voleva assaporare tutta la gioia malvagia del dolore che avrebbe procurato a don Pio. Egli negavale un po’ di felicità, e lei non aveva altra brama che di distruggere quella di lui; viva lei, non sarebbe mai stato un’ora felice, mai!

Giunta a Venezia andò diretta all’albergo Danieli, dove sapeva che don Pio soleva dimorare, e dato il suo nome si fece accompagnare al quartiere di lui.

Don Pio dormiva ancora, e si destò all’improvviso udendo entrare qualcuno in camera. Le candele, quasi interamente consumate, mandavano, prima di spengersi, degli sprazzi di luce viva sul ritratto, ed egli,