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mandò don Pio che in quella gita specialmente voleva evitare ogni incontro. Com’era felice e come sentiva che i nervi si calmavano sotto l’influenza benefica di quella gioia.

— Ben pensato, ma sa, i padroni di vaporini hanno pretese alte, il viaggio peraltro è molto più breve e piacevole che in ferrovia.

— Del prezzo non m’importa. Rimane stabilito che noi andremo. Mi farà il favore di fissare il vaporino per domattina alle nove e di venirmi a prendere all’albergo, va bene?

— Benissimo, — rispose il vecchio.

Don Pio si fermò ancora dinanzi ad alcuni studi e aggiunse:

— Adesso non c’è luce, ma al nostro ritorno verrò a farle un’altra visita e sceglierò un ricordo di Venezia, me lo permette?

Era un modo cortese per compensarlo del tempo che gli rubava con quella gita, ma il vecchio, trattandosi della sua Maria, non si rammentava neppur più che il suo visitatore era un principe romano, e gli avrebbe regalato lo studio, se avesse voluto.

— Se mi permette l’accompagno, — disse il vecchio, e senza neppure aspettare la risposta di don Pio, a testa scoperta gli spalancò la porta e lo precedè sulle scale fino alla gondola.