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in cui fiutò un signore da quei mille segni esterni che dà l’abitudine della vita elegante, egli si alzò, gettò via il berretto di velluto e con la tavolozza infilata nel pollice, si avanzò tutto ossequiente verso don Pio, e con la sua parlantina veneziana gli disse mille cose in un istante.

— Capita in un brutto momento, lo studio è vuoto; il mio quadro ultimo “Le scimmie„ preso dalla commedia del nostro Goldoni, lo sa, quando son tutte radunate quelle pettegole, è andato ieri all’esposizione, gli altri sono venduti; abbiamo molti forestieri quest’anno e io non posso lamentarmi, nello studio non m’invecchia mai nulla.

Don Pio, che non voleva dire che non era l’arte che lo conduceva nello studio, ma un movente ben diverso, girava per la stanza, e vedendo un ritratto di Maria, fatto prima che ella si maritasse, quando sul volto aveva tutta la freschezza dell’adolescenza, si fermò a guardarlo, e mettendosi la lente all’occhio disse:

— Questa è la signora Caruso?

— La conosce la mia Maria? Che brava figliuola, che cara creatura, che la sia benedetta! E dove l’ha conosciuta, se non è troppo ardire?