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dendolo, mandò a cercarlo alla Stampa, e il servitore, cui aveva affidata quella commissione, le riferì che il Rosati da alcuni giorni era in Liguria, dov’erano avvenuti gravissimi disastri cagionati dal terremoto.

Intanto don Pio aveva fatto preparare le valigie ed era ritornato cupo e silenzioso. Al momento di mettersi in viaggio, l’abbattimento, la sfiducia lo assalivano di nuovo; come avrebbe fatto a presentarsi a Maria, a parlarle, a supplicarla di perdono?

La mattina della partenza donna Camilla e la madre lo accompagnarono infatti alla stazione e raccomandarono a Giorgio di telegrafare caso mai il principe non stesse bene. Don Pio prese la via di Civitavecchia, ma con l’intenzione di non fermarsi a Montalto per andare alla Marsiliana, ma invece di proseguire per Pisa. Era libero, era solo e di quei primi momenti di libertà voleva approfittar subito, non sapendo se il domani i sospetti di donna Camilla non si fossero ridestati, se la gelosia non le avesse fatto sormontare l’avversione per il soggiorno della villa.

A Montalto era l’intendente con la carrozza ad attenderlo, e i guardiani a cavallo, con le divise verdi e la placca stemmata sul braccio, per scortare la carrozza.