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nella coperta, e questo le bastava per il momento, questo la consolava.

La mattina dopo egli fece attaccare il coupé, e quando stava per scendere trovò nella galleria la principessa vestita che lo aspettava.

— Ti accompagno, — gli disse, — sei troppo debole per uscir solo.

Egli fece un moto di dispetto. Come gli appariva meschina quella donna, che non sapeva altro che annoiarlo, vegliarlo come un aguzzino, senza sperar neppure di giungere a farsi amare!

— Non voglio che tu mi accompagni. Vado alla Banca Romana e alla Camera.

— Ti aspetterò in carrozza.

— Non voglio, — ribatto egli stizzito e facendo uno sforzo scese prontamente le scale, salì nel coupé e ordinò al cocchiere di andare per la via Appia.

Da quando Ubaldo avevagli annunziato che Maria era a Venezia, don Pio non aveva altro desiderio che quello di raggiungerla, di rivederla, ma l’attuazione di questo desiderio era intralciata dalla vigilante gelosia di donna Camilla. Era bastato che avesse scossa l’apatia, che avesse voluto uscire perchè ella si fosse fatta trovar pronta per accompagnarlo; come avrebbe fatto a partir solo?