Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 211 — |
cinatosi alla scrivania prese a scrivere, tracciando febbrilmente sulla carta tutti i pensieri, tutte le frasi supplichevoli di oblio e di perdono, che gli si erano affollate alla mente in quelle ore d’inerzia. Ma spesso venivagli fatto di giungere in fondo a un foglio, di aver riempito quattro facciate e, rileggendo ciò che aveva scritto, di non esser contento di una espressione o di una parola, e di gettare il foglio sulla scrivania e ricominciare da capo.
La principessa, che vigilava, che la gelosia teneva desta, stette lungamente in quella notte con l’occhio al buco della serratura e sempre vide il marito intento a scrivere, sempre udì lo scricchiolio della penna sulla carta. Ella era sicura che don Pio scriveva a Maria, e vegliava come un cerbero perchè quella lettera non le sfuggisse dalle mani.
Verso le quattro ella sentì il marito che, uscendo di camera, andò nel salottino, poi aprì l’uscio che dava nella galleria e subito dopo lo richiuse e si coricò, ed ella, sempre con l’occhio e l’orecchio alla porta, spiò il momento in cui don Pio si era addormentato, e, scalza, per non fare alcun rumore, andò ella pure nella galleria al buio, tastò sulla