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ridicola figura riflessa in uno specchio, e rise dentro di sè della gelosia della moglie. A chi poteva piacere, chi poteva commovere, brutto com’era?

— Dio, che orrore! — esclamò buttando in terra la pelliccia e andando vicino al grande specchio per meglio esaminarsi. — Potrei servire di spauracchio ai passerotti in un campo di grano.

La duchessa rise di cuore vedendo una espressione gaia sulla faccia del figlio; la moglie sentenziò:

— La bellezza del corpo è la perdizione dell’anima.

— Preferirei esser dannato, piuttosto che brutto come sono ora, — rispose il principe. — Il popolo considera la bellezza come una benedizione del cielo, e io divido l’opinione del popolo. La vista di un bel volto, di un bel corpo mi mette nell’anima la serenità. Credo che anche la coscienza della propria bellezza renda migliori; i brutti sono in genere anche dispettosi.

La principessa sentì l’offesa, che le era diretta, ma continuò impassibile a lavorare alla rozza coperta di lana. Don Pio, che voleva provocare in lei un moto di dispetto e sperava di farla uscire, di liberarsi di quella