Pagina:Perodi - Il Principe della Marsiliana, Milano, Treves, 1891.djvu/213


— 205 —

dalla camera di un malato, rimase a spiare l’impazienza del marito, il suo abbattimento, il suo amore.

Don Pio sentiva quello spionaggio e provava una specie di compiacimento pensando alle sofferente di sua moglie, alla tortura che le imponeva. Quando una persona è d’ostacolo all’appagamento di un desiderio, essa diviene, per chi da quel desiderio appagato spera un conforto, un nemico che volentieri si stritolerebbe, si annienterebbe.

E don Pio in quel momento stringeva le mani, si conficcava le unghie nel palmo, come le avrebbe conficcate nelle carni di donna Camilla, se le sue consuetudini signorili non gli avessero impedito di offendere materialmente sua moglie.

Quando Giorgio, sull’imbrunire, portò i lumi, don Pio era affondato in una poltrona fingendo di dormire; lei, con l’occhio fisso sulle ceneri del caminetto, chiedeva loro il segreto che le avevano sottratto.

La duchessa prima di pranzo scese dal figlio, come faceva ogni sera, e allora soltanto don Pio finse di destarsi, di ritornare alla vita.

Seppellito in una coperta di pelliccia, con un berrettino di panno scozzese in testa, nell’aprire gli occhi egli vide la sua