Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 202 — |
e l’amore del principe per Maria si era trasformato, si era purificato.
Egli non sarebbe stato più capace di chiuderla in una stanza, di costringerla con la forza a subire un amore, che ella non divideva; ora egli non sarebbe stato capace di altro che di inginocchiarsi davanti a lei, e baciandole il lembo della veste implorare un perdono che sentiva di non meritare.
Il rimorso dell’offesa fattale, del pericolo cui avevala esposta per difendere il suo onore, lo torturava, e soltanto una buona e dolce parola di lei, sentiva, gli avrebbe reso la vita.
E mentre il marito lodava le virtù della sua buona e cara compagna, e la principessa fremeva di rabbia inghiottendo gl’insulti che le salivano dal cuore alla gola per quell’uomo, che credeva consapevole dell’amore di don Pio, la speranza di esser perdonato s’infiltrava nell’anima del principe.
— Dunque, — concluse Ubaldo alzandosi per uscire, — debbo rispondere agli attacchi?
— Lasci correre, — rispose don Pio, — io non chiedo altro che la pace, nulla mi punge più.
— Ma il tacere equivale al sancire col silenzio gli attacchi; vede?
alludono allo stato della sua mente, alla rovina del suo patri-