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vasi acerbamente di averla sacrificata e col cuore le parlava, implorando dall’anima di lei il perdono.
Dopo una ventina di giorni di abbattimento il principe si riebbe un poco e incominciò ad alzarsi per esser liberato dalla sorveglianza continua della moglie. Di Maria non domandava a Giorgio, alla madre, a nessuno. Aveva paura che i suoi dubbi ottenessero una conferma, che qualcuno gli dicesse che era morta, morta davvero, e non sentivasi la forza di sopportare la dolorosa conferma, che gli avrebbe inflitto un eterno rimorso. Egli era orribilmente sfigurato per la mancanza dei capelli e dei baffi e per quelle scottature alle labbra e alla fronte, che lo facevano parere un lebbroso; inoltre la fisonomia aveva acquistato un’espressione sinistra, e gli occhi erano sbarrati e sgomenti.
Don Pio si alzava, ma non voleva veder nessuno, non parlava mai e appena udiva un cameriere trasmettere a Giorgio il nome di un visitatore, faceva un cenno di noia con la mano, e il visitatore era rimandato.
La malattia del principe, la sua indifferenza per tutto quello che tanto occupavalo per il passato, quell’abbandono in cui aveva lasciato la Stampa non erano risentiti dal giornale, poi-