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che aveva perduto la testa, che il fuoco mette lo sgomento addosso, ma non diceva altro perchè ora, meno che mai, voleva porre suo marito nel caso di battersi col principe, di perdere la sua posizione. Appena rimessa, voleva andare a Venezia dai suoi, sparire per un certo tempo e farsi dimenticare.

Il medico le aveva proibito di parlare ed ella sorrideva, non potendo ringraziare Adriana, il marito, e quanti la curavano; sorrideva dolcemente e la sua bell’anima serena non era sgomenta neppure dal tragico fatto che inchiodavala a letto. La sua onestà aveva trionfato ed ella non osava lamentarsi, non osava disperare nell’avvenire.

Quando le dipingevano lo stato del principe, il suo pertinace mutismo, lo abbattimento a cui era in preda, diceva:

— Poveretto! — e non aggiungeva altro.

Dopo i primi giorni, nei quali tutta Roma e l’Italia non facevano altro che parlare dell’incendio del teatro e del principe della Marsiliana, e i telegrammi piovevano al palazzo Urbani, e le carrozze patrizie facevano fila davanti al portone per aver notizie di don Pio tutto ritornò nella calma. Roma, distratta da un tremendo omicidio commesso in una delle vie più frequentate, non si occupò più