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dinò che fosse adagiata in una carrozza e condotta a casa. Ubaldo, che le era stato fino a quel momento inginocchiato accanto, la prese fra le braccia e passò in mezzo alla gente raccogliendo le parole di commiserazione che la vista di quella bella creatura strappava a tutti.

— Poverina! Pare morta! — diceva la gente cercando di farsi strada fra la folla per accompagnarla.

Il medico voleva seguire Maria, ma il Rosati lo trattenne e lo condusse accanto al principe, che era tuttavia privo di sensi e pareva mummificato.

— Trovami un chirurgo, subito, per carità, — aveva detto Ubaldo al Suardi il quale avevalo aiutato a adagiare Maria nella carrozza. E il Suardi era andato correndo in due o tre farmacie e poco dopo giungeva a casa di Ubaldo insieme con un chirurgo, il quale spogliata la ferita trovò che aveva una gamba rotta e non nascose che il caso era complicato da una forte commozione cerebrale.

Il bambino di Maria, il piccolo Mario, s’era destato all’improvviso udendo delle voci in camera, e seduto sul letto piangeva chiamando la mamma e irritandosi perchè non otteneva risposta da lei. Una folla di gente