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entrare don Alberto Grimaldi nel suo spogliatoio, gli disse in brevi parole quello che voleva da lui.
— Io sarò molto occupato la sera della inaugurazione del teatro, dovrò ricevere, mi dovresti fare il piacere di accompagnare Camilla?
Don Alberto non si mostrò gran che entusiasta di far da cavaliere alla sorella, ma accettò, e i due cognati entrarono insieme nella sala da pranzo dove la duchessa discuteva con l’Onorati rispetto al luogo di nascita del famoso cardinale Urbani, e donna Camilla leggeva l’Osservatore Romano.
— Como mai sei qui? — diss’ella al fratello.
— Ho pensato che tu desideri di venire all’inaugurazione della Fenice e ho invitato Alberto a pranzare con noi per pregarlo di accompagnarti.
Donna Camilla, sempre sospettosa, non seppe rallegrarsi di quella insolita attenzione del marito, e rivolse su di lui uno sguardo interrogativo, ma non riuscì a leggergli nulla sul volto impassibile; peraltro dubitò che il Rosati avesse parlato e disse:
— Mi ero già scelto un cavaliere, ma naturalmente, se tu mi accompagni, Alberto, io ti preferisco a qualunque altro.