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un punto a un altro della città senza scopo, e finì per ridursi nel suo salotto ad aspettare il pranzo, a pensare a quella sera in cui la febbre che lo divorava doveva alfine essere calmata dal bacio della bella creatura. Tutto sperava da quella sera: sperava che Maria, dopo una così lunga resistenza, dopo un fatto compiuto, incancellabile, si sarebbe affezionata a lui con quell’abbandono che provano molte donne quando la loro resistenza è stata vinta violentemente, sperava una continuità di godimenti, un rinnovellamento non interrotto di profonde sensazioni, sperava che anche Maria sarebbe stata felice e prometteva di fare quanto gli permettevano la sua posizione e le sue ricchezze per mantenere quel legame in una sfera scevra di volgarità.
Alla donna gelosa, che avrebbe con mille insidie, con mille astuzie cercato di amareggiare la felicità che chiedeva a un’altra che a lei, e neppure alla donna contaminata, perseguitato da quella frenesia non pensava. Pensava a sè, a sè soltanto, ai suoi godimenti, alla sua soddisfazione, perchè al mondo egli era assuefatto a non vedere che sè.
L’arrivo del cognato, annunziatogli da Giorgio, lo trasse dai suoi pensieri e gli rammentò che era tempo di vestirsi per il pranzo. Fatto