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cipesse, — disse donna Camilla senza alzare gli occhi dal piatto.
Don Pio non rispose per non lasciarsi sfuggire di bocca l’offesa, e finse di non aver capita la maligna allusione.
Prendevano ancora il caffè, quando alla principessa fu recato in un vassoio d’argento il biglietto di Fabio.
— Fate entrare il signor Rosati nel mio salotto e ditegli che vengo subito, — ordinò la principessa.
— Tu ricevi i plebei come i principi, — disse don Pio sorridendo nel vederla alzarsi prontamente, senza neppur terminare il caffè.
— Ricevo chi mi pare e come mi pare, — rispose ella sgarbatamente, e fatto un cenno di testa alla suocera uscì.
— Come è nervosa Camilla; benedetti quei nervi! — disse la duchessa che aveva sempre preso la vita dal lato pratico e non sapeva che cosa fossero i tormenti dell’anima.
Il principe dette un’occhiata in giro alla sala e vedendo che i servi erano usciti, disse sottovoce alla madre:
— Non sai che vorrebbe farmi ingelosire del Rosati?
— Camilla è pazza; la gelosia, la rabbia la divorano. Ma ha forse ragione di esser ge-