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partecipato. Così la principessa non aveva modo di far quasi mai sentire la sua voce, e appena preso il caffè fuggiva indispettita lasciando il marito a discutere con l’Onorati.

In quell’estate il teatro “La Fenice„ fu condotto a termine e don Pio non solo si occupava di farlo addobbare all’interno con tutta l’eleganza possibile, ma pensava pure a procurargli per le tre stagioni invernali, tre compagnie di canto, che assicurassero alla Fenice la sua reputazione.

— Prima costruttore, poi giornalista, ora impresario! Quante trasformazioni vedremo ancora? — dicevano i vecchi e i giovani patrizi, che non perdevano d’occhio il principe.

Alcuni di essi avevano tanta fiducia nella malleabilità del carattere di don Pio, che speravano ancora, dopo aver fatto il mangiatore di preti e l’irriverente verso la dinastia, di vederlo di nuovo al Vaticano, nelle anticamere papali o forse con l’uniforme degli esenti della guardia nobile addosso.

Verso i primi di novembre, quando la gente era in parte ritornata a Roma, don Pio volle inaugurare il teatro con un ricevimento ai giornalisti, al mondo politico e agli amici.

Gl’inviti furono diramati dal principe istesso, e siccome il teatro conteneva circa quat-