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zione, ed era in fondo il più ingenuo e il più illuso fra i suoi colleghi.

La principessa voleva che parlassero male di lei, voleva compromettersi, voleva incanagliarsi, come diceva a sè stessa nelle sere di spasimo, affinchè il marito lo sapesse, affinchè al marito parlassero di quel fatto, ma in quest’intento non riusciva. La duchessa madre, che poteva essere la sola che riferisse quelle voci a don Pio, era assente da Roma, e gli altri non avevano col principe della Marsiliana tanta confidenza per permettersi uno scherzo; essi attaccavano piuttosto Fabio, ridevano con lui dell’amore che aveva ispirato, ma al principe non dicevano nulla, e il principe pensava il meno possibile alla moglie.

IX.

Durante l’estate, per non trovarsi solo di fronte alla principessa a pranzo e a colazione, don Pio aveva invitato un vecchio professore, molto noto come bibliofilo, a riordinare l’archivio di famiglia, e lo tratteneva sempre ai pasti e con lui impegnava lunghe discussioni sugli antenati e sui fatti storici cui essi avevano