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ziava con effusione, era cortesissima con lui, ma nulla più, e le stesse parole le usava con tutti quelli che ad imitazione del principe, offrivano a lei i loro omaggi.

Una seconda estate era trascorsa e la principessa non si era mossa da Roma per assistere il proprio fratello, che, cadendo da cavallo, si era piuttosto gravemente ferito, e in quella estate ella si era fatta vedere così spesso fuori col Rosati, lo aveva così spesso ricevuto, che la ciarla che ella lo amasse dal palazzo Urbani era giunta nella redazione della Stampa e anche alle orecchie di Maria, la quale aveva risposto al Suardi, che la informava di quel fatto:

— Io non ci credo; la principessa è una santa donna!

— Se è una santa lei, Fabio non è un santo, e quando la santità manca da un lato c’è sempre pericolo che la parte peccaminosa guasti l’altra. Voi non sapete che il peccato, secondo la scienza moderna, è di natura infettiva e ha il suo bacillo?

— Con la vostra strana maniera d’argomentare avete in certo modo ragione, — disse Maria. — Quando un uomo si mette a far la corte a una donna fa sempre con lei la parte del corruttore, ed ella si lascia corrompere