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Quella parte di Giove pagante che il principe della Marsiliana sosteneva di fronte agli uomini dell’avvenire, unita alla naturale albagia, lo aveva reso così orgoglioso di sè e del suo potere da far credere che egli avesse adottato per la sua persona il dogma dell’infallibilità. Non ascoltava più consigli da nessuno rispetto ai suoi affari, neppure dalla madre, che con tanta accortezza aveva amministrato per diversi anni il suo patrimonio. Egli non faceva altro che comprare terreni ovunque ne trovasse. I primi avevali pagati un prezzo mite, ma in seguito quando non fu più il solo a comprare, e la compra divenne una vasta speculazione, allora dovette pagarli prezzi altissimi, e per far fronte a quelle spese esorbitanti, chiedeva milioni alle Banche, dando ipoteca sul suo vasto patrimonio. E in quei terreni fabbricava senza tregua, e per fabbricare occorrevano altri capitali, che novamente chiedeva al credito, dando una seconda e una terza ipoteca sui suoi possessi. Intanto più ingegneri lavoravano al progetto della stazione in Trastevere, fra i quali il fratello di Fabio Rosati; intanto a Roma non si parlava d’altro che delle vaste speculazioni di don Pio. Il popolo, i borghesi lo consideravano come un portentoso esem-