Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 130 — |
il suo dolore era più straziante che se avesse avuto per lenimento le lagrime.
A pranzo ella era fredda e compassata come al solito e salutò il marito, che non aveva veduto prima in quel giorno, come se non fosse mai corsa fra loro una parola aspra.
La duchessa aveva portato in sala, dal suo quartiere, tutti i giornali che parlavano del ricevimento, e disse al figlio con grande espansione:
— Mi pare, Pio, che ormai il tuo giornale abbia il primo posto qui a Roma e che tu faccia di tutto per conservarglielo: il progetto di creare un teatro è una idea stupenda e credo che quest’impresa ti frutterà anche dei denari.
— So che è stata accolta con molto entusiasmo, — disse donna Camilla.
— Chi te lo ha detto? — domandò don Pio.
— Il signor Rosati stamane.
— Non sapevo che tu degnassi parlare con uno dei miei intrusi.
— Il Rosati è romano, di buona famiglia; è un bravo giovine, mentre gli altri....
Don Pio non rispose per non fare un battibecco in presenza della servitù, e per non sentir vilipesa Maria; ma da quel momento