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— Eccellenza, — diceva il Rosati umilmente entrando il giorno di poi nel salotto di donna Camilla, — il suo protetto è accettato all’Orfanotrofio di Termini. Mi farà un favore se vorrà ricordarsi di me ogni volta che le occorre qualcosa e associarmi alle sue opere di carità.
— Grazie, mille grazie, — rispondeva la principessa stringendogli l’indice e il medio della mano, come faceva con tutti, quasi le ripugnasse ogni contatto, — ma si accomodi, la prego, e mi racconti come andò ieri sera.
— Benissimo. Fu un trionfo continuato per il principe e una approvazione generale per la sua splendida promessa.
— Che promessa? — domandò donna Camilla.
— Non lo sa? avremo un teatro mercè sua e si chiamerà “La Fenice„.
— Perchè quel nome? — domandò sollecitamente la principessa.
Fabio, accorgendosi di aver commessa una imprudenza, dovette narrare com’era sorta l’idea del teatro e il perchè del nome. La principessa si morse le labbra, ma non tradì il dispetto che provava altro che dando alla voce una intonazione più aspra e più nasale