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gruppati qui sotto, attirati dalle note soavi; chissà come essi tollerano meglio la loro miseria stanotte e come domani essi vedono la vita meno triste!

Ella parlava presto presto, quasi le parole le volassero dalle labbra per andarsi ad annidare nel cuore di chi l’ascoltava.

Don Pio era tutto occhi e tutt’orecchi.

— A Roma, a Milano la musica è un godimento dei ricchi, ma da noi a Venezia, e, come mi dicono, anche a Napoli, è un godimento per tutti; si canta nelle strade, si canta in gondola, si fanno serenate sotto gli alberghi; i ricchi pagano, ma il popolo gode.

— Che ne direbbe, — domandò don Pio fissandola, — se uno di questi ricchi avesse in animo di costruire un teatro popolare, dove si dessero la opere italiane specialmente e dove un grande lubbione permettesse al popolo di udirle pagando venti o trenta centesimi?

— Direi, — rispose Maria. — che quel ricco è un benefattore, un uomo che capisce la carità meglio di tanti filantropi.

— Ed io voglio essere quel benefattore, — rispose don Pio, — Fra un anno, qui accanto, dove ora non sono altro che macerie, sor-