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azione. Quella sera, ogni momento giungevano carrozze che deponevano invitati e signore sotto l’ampia tettoia di cristallo, e molti uomini in cravatta bianca salivano continuamente lo scalone coperto di tappeti e ornato di piante.
In tutta la città erano stati diramati inviti per l’inaugurazione della prima casa che un giornale possedesse a Roma, ma quegl’inviti più specialmente erano stati accettati dai deputati, dagli artisti e dai giornalisti.
Gli onori di casa erano fatti da Ubaldo Caruso e da Fabio Rosati, i quali pareva fossero fra loro pane e cacio, benchè, gelosi com’erano uno dell’altro, si disputassero continuamente alla sordina il dominio sull’animo di don Pio.
Il redattore-capo e il cronista, tutti e due in giubba e cravatta bianca, stavano in cima alle scale, in un salottino che metteva nella grande biblioteca, e lì salutavano quelli che giungevano, si presentavano scambievolmente le persone che non conoscevano; e se arrivava una signora, erano pronti a offrirle il braccio per condurla in sala, dove Maria, seduta sopra una ottomana fra la moglie dell’onorevole Carrani e donna Teresa Sorani moglie di un ex-presidente del Consiglio, ac-