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Le lodi per il discorso di Ubaldo, per la chiarezza con cui vedeva il lavoro da farsi e il premio da conseguire, non finivano più. Il principe, l’ex-ministro, la duchessa bevvero alla salute di lui, poi alla salute della bella signora Caruso, e rimasero lungamente a parlare dopo aver preso il caffè. Don Pio, ora che la principessa aveva abbandonato il campo, raddoppiava le attenzioni per Maria.
Scelse le più belle fra le rose che ornavano la tavola e gliene formò un mazzo, e quando ella disse al marito che era ora di andare a casa, don Pio ordinò che fosse attaccato il coupé, l’accompagnò fino in fondo alle scale, e baciandole la mano con molta galanteria, le domandò il permesso di andarla a visitare.
— Mia cara, — disse Ubaldo a Maria quando furono entrambi seduti nel coupé del principe della Marsiliana, — se non faccio fortuna è perchè sono nato sotto una cattiva stella, o c’è qualche iettatore che mi ha preso di mira.
— Come ti voglio bene! — gli disse la buona donna posandogli la testa sulla spalla e pensando solo al trionfo del marito e non al suo.
Donna Camilla, che vegliava nella sua