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— Le passioni letterarie, — soggiunse Ubaldo, — e questo si potrà ottenere accaparrando lo scrittore più in voga, che pagheremo lautamente e che scriverà quello che gli parrà. Presentato dal principe egli potrà entrare in tutti i salotti romani. Potrà vedere quello che nessun giornalista vede: svelare Roma aristocratica, Roma vera a tutti gli italiani, e quella cronaca avrà per il borghesuccio, per l’impiegato, per il provinciale una singolare attrattiva. In quanto a romanzi, si debbono pubblicare soltanto quelli di Zola.
— Saranno molto istruttivi per le ragazze e i ragazzi specialmente! — disse la duchessa ridendo.
— Non fa nulla, la nuova generazione è assuefatta a saper tutto, a non scandalizzarsi di nulla. Ora è una ipocrisia quella di far credere che i ragazzi e sopratutto le ragazze non sanno; esse sono più istruite di noi; la Stampa deve distruggere tutte le ipocrisie.
— Il mio amico Ubaldo ha perfettamente ragione ed ha capito la missione di un giornale d’opposizione come nessuno l’ha capita fin qui, — disse l’onorevole Carrani.
Era la prima volta che Ubaldo ai sentiva chiamare amico dall’ex-ministro e gongolò dentro di sè, mentre col capo ringraziava dell’approvazione.