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niera ingenua e schietta di esprimerle, di quella grazia che fa delle veneziane le donne più attraenti d’Italia. Tutti erano lieti a quella tavola, tutti lo dimostravano. Lieti dell’avvenimento della giornata, lieti di quella improvvisata, lieti dei discorsi scambiati, meno che donna Camilla. Pareva che ella non capisse ciò che dicevano, non le importasse di nulla, che biasimasse l’allegria, e l’occhio freddo di lei si staccava a stento dal piatto. Rispondeva con monosillabi se interrogata, e pareva che col suo contegno freddo e compassato dicesse ai convitati: “Stasera vi tollero perchè mi siete imposti, ma non siete miei pari e non ho nulla di comune con voi.„ La freddezza della principessa della Marsiliana non alterava per altro la generale allegria. Si beveva e si parlava senza badare a lei, e la banda, accorsa nel cortile del palazzo, suonava un pezzo dopo l’altro sperando di avere un bel regalo dal principe, mentre Ubaldo esponeva la necessità di dare un grande sviluppo alla Stampa, di farne un giornale pieno di notizie telegrafiche dalle capitali estere e dalle città italiane, un giornale che non avesse rivali per informazioni.

Con molta chiarezza egli esponeva il suo piano. La Stampa doveva acco-