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I cittadini, che erano in minor numero, andavano da un gruppo all’altro e posavano familiarmente la mano sulle spalle dei popolani.
A un tratto, nel veder scendere da una botte un giovinotto sbarbato e vestito correttamente di saia turchina, tutte le conversazioni cessarono, i capannelli si scomposero e la folla si spinse verso di lui.
Il giovinotto distribuiva strette di mano a tutti, salutando ciascuno per nome.
— Signor Rosati! — dicevano le persone aggruppate intorno a lui rispondendo al saluto.
— Come va? Che mi dite di nuovo? — domandava Fabio Rosati, rivolgendo uno sguardo d’intesa a tre o quattro cui la folla popolana pareva ubbidire.
— In Borgo si può contare su cinquecento voti, non più, — disse il Simonetti, un omaccione grasso, che aveva bottega d’orzarolo vicino a piazza Rusticucci e godeva di molta popolarità fra i liberali di quel rione.
— E dalle parti vostre come si sta? — domandava Fabio Rosati a Scortichino, il ricco oste di San Francesco a Ripa.
— Benone, sor Fabio mio. Ieri sera avevo l’osteria piena di gente e dopo che ebbi par-