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mento, come molte delle nostre contadine; ha intorno alla testa un alto nastro pieghettato a guisa di ghirlanda, i cui capi le pendono spesso fino in fondo alla sottana, e sulle spalle porta un ampio mantello rotondo, che serve anche a rinvolgere il bambino. Quando i colori del mantello e dei nastri sono scelti con gusto, fanno molto effetto, e contrastano coi vestiti bianchi del lattante.

Non tutte le signore però fanno allevare i bambini in casa. Molte anzi li mandano a balia in campagna, dove li lasciano finchè non sono grandicelli, e là il signorino impara ad amare come fratelli i bimbi fra i quali cresce forte e robusto.

Il bambino quand’è dal contadino porta un vestito turchino a scacchi, oppure un grembiule con le maniche lunghe ed una scuffia bianca che lo fa parere una donnina in miniatura. È un brutto giorno quello in cui il «signorino» ritorna alla casa paterna. Egli ha imparato a voler bene ai piccoli amici di campagna, e si trova sperso fra i suoi, che conosce appena, nei salotti eleganti, sentendo parlare in famiglia una lingua ben diversa dal dialetto che ha imparato e che deve subito dimenticare. Da quel punto incomincia la sua educazione.

Per quel che concerne l’istruzione, essa non differisce da quella che si dà in Italia. Moltissimi ragazzi vivono in casa dei genitori e frequentano le scuole ed i licei come esterni; altri sono convittori e portano una uniforme come sogliono i nostri collegiali. Generalmente sono vestiti di turchino scuro con le striscie rosse ai pantaloni e in capo hanno un berrettino. Ma ogni liceo modifica leggermente l’uniforme, affinchè i suoi alunni si distinguano da quelli degli altri convitti.

Gli alunni sono continuamente incitati allo studio e i