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che pensa a questo, perchè le mamme sono piene di cure per i loro piccini in ogni paese. Quella tavola è coperta di pelli morbide e belle, che i babbi si procurano cacciando appunto per compiacere le mamme, quelle pelli sono tolte ai cervi, oppure sono sostituite da borraccina, dal cotone che cade da alcuni alberi, e in genere da ogni cosa soffice e morbida.

La prova che i bambini indiani stanno bene nella culla, è quella che gridano affinchè chi li guarda ce li rimetta, eppure sono legati lì dentro così strettamente, che appena possono movere la testa. Spesso quelle culle sono appese ai rami degli alberi quando le madri sono assenti e le creaturine dormienti in quella posizione perpendicolare debbono produrre uno strano effetto in chi le vede.

Le madri indiane hanno generalmente molto da fare, e sarebbero impacciate se dovessero portare sempre in collo i loro piccini o lasciarli per terra. La culla è dunque un aiuto per esse, e quando mettono i bimbi in terra e questi incominciano a gridare, li ripongono subito nella culla e i piccini si calmano.

Quando il bambino indiano cresce ed ha superate le malattie dell’infanzia, acquista forza e coraggio. Ma spesso è attaccato dalle malattie che colpiscono i bambini, e allora la mamma trema per lui e manda per il dottore.

Questi non è davvero uno scienziato che abbia fatto studi regolari all’università, nè pratica negli ospedali. Può essere maschio o femmina, ed è una specie di mago, poichè se nelle tribù selvagge ci sono strani bambini, vi sono pure donne e uomini strani, che credono le malattie sieno cagionate da uno spirito maligno, invece che da debolezza fisica o da contagio. Per quei miseri bambini non ci sono che due rimedi: la morte o la guarigione.