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Ci sarebbero molte cose importantissime da dire sulla China, le quali certo divertirebbero i piccoli lettori; ma dovremo contentarci di parlare della popolazione dei bastimenti, la quale è numerosissima in rapporto al resto degli abitanti dell’impero.

Il chinese, come forse saprete, fa molte cose al contrario di noi. Si veste di bianco quando è in lutto, porta all’aria aperta i parenti quando sono sul punto di morire, nessuno darebbe ricovero a un malato anche se potesse. Il chinese stringe la propria mano invece di quella del suo ospite e si mette il cappello per salutare, mentre noi ce lo togliamo. I chinesi scrivono perpendicolarmente, mentre noi si scrive in senso orizzontale, e presso di loro il servizio di camera è fatto dagli uomini, come sono gli uomini che lavano il bucato e le donne invece e le ragazze fanno da barcaiuole.

Quelle barcaiuole sono belle ragazze, vanno scalze ed hanno gambe e piedi bellissimi. Fino da piccine esse imparano a guidare le barche, nelle quali nascono, vivono e muoiono famiglie intere.

«Il bambino chinese» dice un osservatore «viene al mondo nella barca, vi passa la sua umida gioventù, vi si ammoglia e spesso l’acqua gli serve di tomba. Nonostante, l’acqua non pare che faccia male ai ragazzi, sono continuamente sopra all’acqua o dentro l’acqua in pericolo di annegare, e sono veramente a prova d’acqua.»

Quella gente va raramente a terra. Sta nelle barche, sulla riviera di Canton o in altri corsi d’acqua, quasi sempre all’ancoraggio, e spesso non si muove mai da un posto per tutta la vita. Le botteghe in cui va a fare le sue provviste, sono galleggianti, come la barca che abita, e forse quella barca è stata la residenza di più generazioni.

Le barcaiuole trasportano passeggieri e mercanzie e sono